The Witcher (saga letteraria) – Recensione

Sono passati diversi giorni da quando ho concluso questo viaggio così entusiasmante e ricco di emozioni, non credo di essere ancora riuscita a metabolizzare tutto quanto – forse, in effetti, non ce la farò mai – ma sento che è finalmente arrivato il momento di parlare di questa saga.

“The Witcher” è una saga letteraria fantasy scritta dall’autore polacco Andrej Sapkowski e racconta, nei suoi 8 volumi, la storia dello strigo Geralt di Rivia. La serie è più precisamente formata da due raccolte di racconti (“La spada del destino” e “Il guardiano degli innocenti”) che introducono la storia di Geralt e tutti i personaggi che lo accompagneranno nel corso delle sue avventure, raccontate sotto forma di romanzo nei cinque volumi successivi.

L’ottavo volume, invece, è stato pubblicato in Polonia nel 2013 e tradotto in Italia nel 2016, non come continuo delle vicende narrate dai precedenti libri ma come avventura intermedia, ambientata all’incirca nello stesso periodo degli eventi raccontati del secondo libro.

Dalla saga di Geralt di Rivia sono stati inoltre tratti una serie di videogiochi, un film per la tv polacca e una serie tv lanciata da Netflix, con protagonista Henry Cavill e per la quale siamo in febbricitante attesa della terza stagione (anche se, aihmè, gli sceneggiatori hanno fatto delle scelte di trama non esattamente coerenti con quelle dei libri).

La trama, di per sé, non è troppo complicata: Geralt di Rivia è uno strigo (un witcher, appunto) e uccide mostri per professione. A causa della loro origine – essi sono uomini che, selezionati da bambini, subiscono un particolare addestramento e una serie di mutazioni che permettono loro di affinare i sensi ed eccellere nel combattimento – gli strighi non godono di una buona reputazione fra gli umani, i quali  – nonostante sappiano di avere bisogno del loro aiuto – li considerano al pari dei mostri che essi combattono, e forse proprio a causa dei numerosi pregiudizi che li vedono come insensibili, disumani e del tutto capaci di provare emozioni, tendono a legarsi il meno possibile e a vivere la propria vita in solitudine.

Geralt non è diverso dai suoi colleghi, ma una serie di incontri inaspettati lo porterà a veder stravolgere interamente la propria esistenza: il bardo Ranuncolo diverrà suo improbabile compagno di avventure, la maga Yennefer lo farà innamorare nonostante i mille litigi e le difficoltà di entrambi a viversi serenamente, ma soprattutto il suo destino sarà indissolubilmente legato a quello della piccola Cirilla, principessa del regno di Cintra, che per ripagare un debito di vita le sarà offerta in dono onorando quella che, per tradizione, viene da sempre conosciuta come “Le legge della sorpresa”.

Non voglio aggiungere altro alla trama, poiché a mio avviso merita di essere scoperta pian piano attraverso le pagine di questi libri, ma posso dire che io sono rimasta semplicemente ammaliata dalla storia di Geralt e dei suoi compagni, che sono pian piano diventati come amici di una vita e mi sono entrati talmente nel cuore da farmi provare una sorta di “lutto letterario” – se così lo si può definire – nel momento in cui ho concluso l’ultimo libro della saga.

Diciamo che la caratterizzazione dei personaggi è forse una delle cose che ho apprezzato di più, anche se alcuni personaggi secondari vengono spesso abbandonati sullo sfondo per concentrarsi maggiormente sui protagonisti principali; personalmente trovo che la penna di Sapkowski abbia saputo rendere giustizia alle emozioni e alle motivazioni dei suoi personaggi, immergendomi nelle sue pagine ho conosciuto personaggi complessi e dalle varie sfaccettature, che mi hanno fatta innamorare, ridere, stupire, arrabbiare ed emozionare.

Ovviamente la saga di “The Witcher” non è esente da difetti: la scrittura di Sapkowski è, da un punto di vista tecnico, un po’ troppo frammentaria e non risulta particolarmente scorrevole, a causa della sua tendenza a utilizzare frasi sempre molto brevi e lapidarie (che sì, spesso questo tipo di scrittura così diretta può essere funzionale, ma a lungo andare diventa molto difficile stargli dietro).

Sapkowski ha poi il dono straordinario di alternare capitoli meravigliosamente avvincenti e appassionanti a lunghissimi spiegoni di cui, talvolta, il lettore non sente alcuna necessità; il che è veramente un peccato, perché proprio quando le cose iniziano a farsi interessanti ecco che l’azione viene messa in pausa da una noiosissima parentesi didascalica, che sembra non voler finire mai e spesso rischia di far passare la voglia di proseguire con lettura.

In ogni caso, la magia di questa saga è innegabile: io non ho potuto fare a meno di notare la bellezza e la poesia che si cela dietro le avventure di Geralt, mi sono emozionata per la bellezza della sua storia d’amore con Yennefer (mi hanno anche fatto soffrire un sacco, i due bastardi) e in molte occasioni mi sono ritrovata a riflettere su temi importanti come l’uguaglianza, la libertà, l’amore, l’amicizia e – soprattutto – l’umanità.

Quest’ultimo è un tema che avvolge quasi interamente la saga di “The Witcher”: Geralt, infatti, ci viene da subito presentato come una creatura che di umano non ha più niente, incapace di provare emozioni o assecondare i propri sentimenti. Ovviamente attraverso la lettura scopriamo che le cose sono ben diverse da così e che forse, più che una vera incapacità nel provare emozioni, a frenare Geralt è proprio la sua paura di assecondare il pregiudizio altrui e di diventare davvero quel mostro che tutti temono e rifuggono da sempre.

Impossibile, a questo punto, non innamorarsi di questo personaggio così complesso e affascinante – del resto, anche le innumerevoli donne che incontra lungo il suo cammino dimostrano di non essere per niente immuni al suo fascino, dunque perché dovremmo esserlo noi?

In conclusione, non posso che parlare bene di questa saga letteraria così affascinante, che personalmente è arrivata persino a superare “Harry Potter” nella classifica del mio cuore. A chi si fosse incuriosito e volesse intraprenderne la lettura io consiglio assolutamente di farlo e di lasciarsi trasportare dalle avventure di Geralt, e di giocare al videogioco una volta conclusa la lettura – soprattutto “The Witcher 3_The Wild Hunt”, quello è davvero un capolavoro.   

Vi ringrazio come sempre per la lettura, ci risentiamo alla prossima recensione! 😀

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